L'8 e il 9 giugno gli italiani saranno chiamati a votare per il Referendum abrogativo e si dovrà rispondere SI o No a 5 quesiti. I primi 4 riguardano l'abrogazione di altrettanti punti del Jobs Act, l'insieme delle norme sul lavoro introdotte a suo tempo dal Governo Renzi . Il quesito numero 5 riguarda invece i tempi per la concessione della cittadinanza italiana agli stranieri.
Prima di analizzare nel dettaglio i contenuti dei 5 quesiti, appare doveroso evidenziare l'incoerente caos di posizionamenti che si registra nel panorama politico/sindacale. Il Jobs Act, varato nel 2014, durante il Governo di centro-sinistra guidato da Matteo Renzi, mirava a dare una risposta alla crisi economica iniziata nel 2008 attraverso un discutibile processo di modernizzazione del mercato del lavoro, che dal primo momento vide la contrarietà dell'OR.S.A. . L'idea era quella di incrementare la flessibilità lavorativa per ridurre la disoccupazione che affliggeva il Paese. Uno degli aspetti fondamentali della riforma era il superamento dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, che, fino a quel momento, aveva garantito la reintegrazione nel posto di lavoro per i licenziamenti senza giusta causa. In quella fase non si registrano mobilitazioni di massa delle opposizioni politiche, ma neanche di quei sindacati che, solo oggi in colpevole ritardo, propongono il referendum abrogativo dopo aver finalmente compreso come il Jobs Act comprima i diritti e le tutele dei lavoratori, senza produrre al contempo l'annuncio incremento dell'occupazione. Ciò che oggi disorienta è assistere al centro-sinistra schierato a favore del referendum volto ad abrogare il Jobs Act voluto da un precedente governo di centro-sinistra, mentre il centro-destra che all'epoca si opponeva alle proposte del Governo Renzi e in Parlamento votava contro, oggi punta al non raggiungimento del quorum per mantenere la riforma varata dagli avversari di centro-sinistra, Insomma, tutto e il contrario di tutto, in un incomprensibile vortice di interessi di bottega e propaganda d'occasione, lontani anni luce dalle reali esigenze dei lavoratori. L'OR.S.A., che dal primo momento e con pochi strumenti a propria disposizione, si è opposta fermamente a detta riforma penalizzata per i lavoratori, si trova oggi nelle condizioni di valutare con serenità e coerenza i 5 quesiti, libera da condizionamenti provenienti da Governi amici o nemici che spesso inquinano l'ambito sindacale. Relativamente al quinto quesito riteniamo l'argomento fuori tema rispetto alla discussione di interesse sindacale che coinvolge il circuito produttivo del mondo del lavoro. La concessione della cittadinanza agli stranieri non appartenenti all'Unione Europea è un argomento delicato che merita una riflessione complessa non risolvibile con un referendum abrogativo. Per questo motivo, invitando sempre i nostri associati a presentarsi alle urne nei giorni 8 e 9 giugno per esercitare il democratico diritto al voto, evitiamo indicazioni, per il quesito numero 5.
Per i resistenti quesiti l'OR.S.A. invita i lavoratori a votare SI con le seguenti motivazioni:
CONSIGLIO CONFEDERALE SINDACATO ORSA